mercoledì 27 maggio 2020

Walter Benjamin e la fantasmagoria

Walter Benjamin nel suo libro "Parigi Capitale del XIX secolo"  critica il materialismo e l'idealizzazione della merce imposti dal capitalismo. L'autore prende come modello per la sua indagine la città di Parigi in quanto in quel periodo, a ridosso del '900, realizzava pienamente quell'universo fittizio e allucinatorio che il capitalismo promuoveva attraverso le vetrine dei "passages". Le merci apparivano come l'incarnazione del desiderio, capaci di  soddisfare e rendere felice chiunque.
Ma questa, come Benjamin afferma, non è altro che "fantasmagoria": come le lanterne che proiettano immagini sulle mura cercando di creare un universo fittizio, immagini che devono scioccare e rapire gli spettatori, "una delle più grandi meraviglie che presenta la scienza per colpire con entusiasmo gli animi immettendoli in un fantastico mondo allucinatorio", allo stesso modo il capitalismo sfrutta il desiderio di felicità insito in ognuno di noi e l'entusiasmo che si prova per una sua realizzazione per spingere le persone ad acquistare la merce. 
Un particolare del Dubai Mall

Ed è questo che fa il capitalismo: accompagnare gli oggetti che produce con una immagine fantastica che è totalmente costruita e che non corrisponde al mondo in cui viviamo. Comprare questi oggetti significa proiettarsi nel mondo delle illusioni collettive dove tutto è facile e garanzia di felicità. Ed è proprio attraverso la sua critica materialistica che Benjamin vuole dissolvere questa visione idealizzata e trionfalistica (fantasmagoria) della merce per mettere in luce quel lato di frustrazione e di mancato raggiungimento di felicità che accompagna la grande vetrina collettiva che ormai era diventata la Parigi capitalistica del XIX secolo. 



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